Gli ospiti by Marco Magini

Gli ospiti by Marco Magini

autore:Marco Magini [Magini, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-12-27T23:00:00+00:00


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«Il Beşiktaş è la terza squadra di Istanbul, l’eterno sfavorito, la squadra della classe operaia. È uno stato d’animo, una visione della vita. Sei fortunato» aggiunse «non solo ti porto a vedere un derby, ma proprio quello con il Fenerbahçe!»

Hus parlava senza sosta mentre ci dirigevamo verso lo stadio.

«Il Çarşı è un sindacato, una lobby, un think tank, uno stile di vita prima che il gruppo degli ultras del Beşiktaş.»

Camminava accanto a me, Virgilio negli inferi del calcio turco, raccontando aneddoti, creando aspettative riguardo al mio primo derby di Istanbul. Tutto il quartiere era ora in strada, teneva il tempo e cantava all’unisono. Intorno a noi, ovunque, su ogni auto, nella vetrina di ogni negozio, il logo del Çarşı, con la «A» di anarchia, rossa, stilizzata, faceva bella mostra di sé.

Ai lati della strada, argine silenzioso a questo fluire festante, camionette e blindati della polizia, in fila ordinata, facevano da sfondo a un esercito di ragazzini vestiti in tenuta antisommossa, appoggiati ciondoloni sugli enormi scudi di plastica.

Arrivai allo stadio zuppo di sudore, tanti erano i corpi che mi avevano preso, abbracciato e sollevato negli ultimi duecento metri.

Lo stadio del Beşiktaş si trovava nel centro della città, incastonato in una collina di fronte al Bosforo e circondato per l’occasione da una folla di poliziotti all’erta. Nei pressi dello stadio l’atmosfera di festa aveva di colpo lasciato spazio a una leggera tensione.

Hus aveva prenotato due biglietti in tribuna non coperta.

«Volevo portarti in curva, ma poi ho optato per un’introduzione più graduale al tifo turco.»

Per entrare ci sistemammo in due file parallele ordinate davanti al tornello.

Il tornello era una struttura di metallo grigio, pesante, degna di un carcere. Sotto l’occhio distratto di un poliziotto, un ragazzino prendeva i biglietti dalle mani degli spettatori e li passava sotto lo scanner, nella speranza di ricevere una mancia per quella piccola cortesia: uno dei tanti espedienti creati a Istanbul per inventarsi un lavoro.

Passai quindi il biglietto al giovane, come avevano fatto tutti gli altri spettatori prima di me. Il guitto lo prese con entrambe le mani, finse di infilarlo nella macchinetta, e si dette alla fuga prima di averlo scannerizzato, sparendo presto tra la folla. Hus, che aveva assistito alla scena, cercò senza successo di acciuffarlo mentre io rimasi paralizzato. Il mondo era di colpo cinico e ingiusto: venti minuti prima abbracciavo decine di sconosciuti in mezzo alla strada, adesso non solo ero di colpo senza biglietto, ma la guardia all’entrata si rifiutava di farmi entrare, nonostante le proteste di Hus e nonostante avesse assistito a tutta la scena. Mentre Hus sbraitava, non riuscivo a emettere un fiato.

Mi misi in disparte mentre il flusso di tifosi continuava a entrare. Hus continuava a inveire contro il poliziotto che non lo degnava di uno sguardo. Le sue urla ebbero il merito di attirare l’attenzione di un ufficiale. Prima che l’agente potesse prendere la parola, il nuovo arrivato fece segno di avvicinarsi e ci spinse entrambi dentro al tornello, scannerizzando il rimanente biglietto per farci entrare.

«I privilegi di essere



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